L’11 novembre, dopo 97 anni intensi, è venuto a mancare il mio amico e Maestro Mario Polsinelli. Laureato in Agraria subito dopo i terribili anni della seconda guerra mondiale, Mario Polsinelli ha rivolto presto il suo interesse verso la genetica e la microbiologia, prima all’istituto di Conegliano Veneto, poi all’Università di Pavia e poi a Firenze dove ha ricoperto la cattedra di Genetica.

Mario Polsinelli è stato un pioniere degli studi sulla genetica dei microrganismi, funghi, batteri e negli ultimi tempi i lieviti. Mario ha lavorato nell’età Eroica della ricerca Italiana, con grandi uomini, Adriano Buzzati Traverso, Luca Cavalli Sforza, Giovanni Magni, Robert K. Mortimer, Joshua Ledeberg, Piotr Slonimski, Guido Modiano, Ferruccio Ritossa, Alessandro Galizzi, Ileana Ferrero, Laura Frontali, Pierpaolo Puglisi, e ha avuto una lunga serie di allievi, fra cui il sottoscritto.

La figura di Mario per noi suoi allievi è stata molto simile a quella dei grandi microbiologi del ‘900, uno scienziato che dall’osservazione della natura e dell’infinitamente piccolo traeva considerazioni generali. Mario incarnava un ideale di ricercatore che usciva dagli schemi di ricerca di base e ricerca applicata,  ha sempre affiancato lo studio di base sulla genetica dei microrganismi con le potenziali applicazioni biotecnologiche in campo medico e agrario mettendo in pratica la lezione che ben si riassume con la frase di Louis Pasteur Il n‘existe pas une catégorie de sciences auxquelles on puisse donner le nom de sciences appliquées. Il y a la science et les applications de la science, liées entre elles comme le fruit à l‘arbre qui l‘a porté”. Come Pasteur Mario era il tipo di scienziato che ogni mattina nel suo laboratorio alla Specola era al bancone, con le sue piastre e il suo microscopio, a seguire in prima persona l’ultimo dei suoi esperimenti. Mario preparava i suoi terreni di cultura, isolava i suoi ceppi, pipettava a bocca ogni tipo di reagente, dal vino all’etil metan sulfonato, badando bene a lasciare sufficiente aria da non esporsi a pericolo. Mario era un Maestro, nel senso rinascimentale del termine, il suo laboratorio della Specola, in via Romana 19, era una insolita bottega di artisti, nello stesso quartiere, San Frediano, in cui la Firenze artigiana aveva visto crescere ceramisti, scultori, intagliatori e pittori. Quel laboratorio accanto a uno dei più antichi musei di storia naturale vedeva modernissime PCR e strumenti per l’analisi del DNA, poste in cappe del ‘400, una contraddizione solo apparente, il segno di una sintesi che diceva che quello che conta per fare buona ricerca sono lo spirito, le idee, l’interesse, la curiosità. Questo spirito, questa ricerca, questa curiosità si incarnava in Mario. Per tutti noi Mario era un esempio, lo trovavi in laboratorio dal lunedi alla domenica, sempre con un nuovo problema, con una nuova idea. Inizialmente io sono stato la sua pipetta vivente, ossia lo affiancavo nell’uso dei micropipettatori, quanto si dovevano usare volumi inferiori a 100 microlitri, per cui le sue inseparabili pipette di vetro divenivano inutili. Quindi sono divenuto il suo accompagnatore in lunghe spedizioni di campionamento di uve e insetti, in mezza Italia, negli anni in cui si era messo in testa di comprendere il ciclo ecologico di Saccharomyces cerevisiae, il lievito che fermenta il pane, la birra e il vino, che per uno scienziato contadino come lui non poteva chiudersi all’interno di una cantina, come narrava una leggenda di cui Mario ha dimostrato la falsità a fine anni 90. Nel laboratorio di Mario hanno trovato asilo molti geni incompresi e scienziati sbandati che avevano perso il loro laboratorio, fra questi Robert K. Mortimer, Beadle Medal Fore Genetics per la mappa genetica del Lievito S. cerevisiae (dimostratasi al 98% coincidente con la mappa fisica) che assieme a Mario voleva conoscere l’ecologia e l’evoluzione di quel microrganismo che lui aveva conosciuto così intimamente nel chiuso di un laboratorio. Bob  Mortimer ci insegnò a studiare la genetica di lievito, costruendo, così come Galileo costruiva i microscopi, un dissezionatore artigianale di tetradi. Bob e Mario mi accompagnarono in questa arte e mi insegnarono a guardare per ore al microscopio la poeticissima “danza nunziale dei lieviti”, che precede il loro accoppiamento. Bob  era una persona schiva, timida, di poche parole, ma di grande anima, questo lo accomunava a Mario, con cui spendeva lunghissime giornate di lavoro. Anche Mario parlava poco, ma davanti a una buona tavola, a un buon vino, il suo sorriso si apriva e sapeva ridere e scherzare come pochi altri.

Mario ha avuto una vita piena di soddisfazioni, è stato per due volte presidente dell’Associazione Genetica Italiana  (AGI) ed è stato tra i fondatori e più volte presidente della Società Italiana di Microbiologia Generale e Biotecnologie Microbiche (SIMGBM). E’ stato il fondatore della Scuola di Genetica di Cortona e tra i promotori degli incontri “Cortona procarioti” dedicati ai giovani ricercatori all’inizio della carriera. Presso il nostro Ateneo ha diretto l’Istituto di Anatomia Comparata e Genetica ed è stato tra i promotori dell’istituzione  del Corso di laurea in Biotecnologie. Mario ha sempre tentato di ridurre al minimo il tempo che queste funzioni amministrative toglievano alla sua ricerca e credo che quello che lo rendesse più felice fosse la compagnia dei suoi microorganismi e dei suoi moltissimi allievi che hanno, grazie a lui, intrapreso la carriera scientifica e che adesso rappresentano la sua eredità in Italia e nel mondo. Mario ha avuto una grande famiglia, con una dolcissima moglie e tre affezionatissimi figli, e una grande famiglia allargata. Tutti quelli che lo hanno conosciuto hanno perso un maestro e un amico. Io terrò in me la sua lezione di uomo e di ricercatore curioso e infaticabile che mi ha accompagnato fino ad oggi nella lunga Odissea di conoscenza che ogni scienziato percorre dall’alfa all’omega della sua vita.

Un ricordo di Mario Polsinelli da Duccio Cavalieri

6 pensieri su “Un ricordo di Mario Polsinelli da Duccio Cavalieri

  • Sergio Pimpinelli
    12 Novembre 2021 alle 17:13
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    Mi dispiace moltissimo! Mario era un amico e uno scienziato di grande valore. Ricordo con piacere le nostre conversazioni al ristorante, riguardanti vari problemi scientifici e accompagnate dai suoi magistrali suggerimenti sulla scelta dei vini. Con lui se ne sta andando un epoca “eroica della Genetica italiana”. Come direttore della Scuola di Genetica di Cortona, da lui fondata, mi sento orfano del mio presidente.
    Un abbraccio alla famiglia a cui, sono sicuro, si associa tutta la comunità dei genetisti.
    Sergio Pimpinelli

  • Mario Ventura
    13 Novembre 2021 alle 12:21
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    In ricordo del Prof. Mario Polsinelli, socio fondatore dell’AGI
    Mario Polsinelli è venuto a mancare l’11 novembre all’età di 97 anni.
    Polsinelli era nato ad Arpino e si era laureato in Agraria alla sede di Portici dell’Università di Napoli. All’inizio della carriera si  era dedicato al miglioramento della vite presso la Stazione sperimentale di viticoltura  di Conegliano. Ben presto l’interesse per la genetica lo ha portato a Pavia per partecipare ai corsi della “Scuola di perfezionamento in genetica” da poco instituita da Adriano Buzzati-Traverso. Fin da allora l’interesse scientifico di Mario è stato diretto verso la genetica molecolare dei microrganismi, virus, batteri e funghi, alla quale ha dato un grande contributo nella comprensione dei meccanismi di scambio genetico.  Dopo un breve ma scientificamente proficuo periodo di ricerca a Stanford, da Pavia Mario Polsinelli si è poi trasferito a Firenze dove ha ricoperto la cattedra di Genetica fino al pensionamento. A Firenze Polsinelli ha iniziato un nuovo filone di ricerca sulla genetica dei batteri azotofissatori accanto a quello sui lieviti che è sempre stata  la sua passione dominante fino alla fine. Nella ricerca, Mario è riuscito sempre a integrare lo studio di base sulla genetica dei microrganismi con una visione più pratica, immaginando e realizzando proposte applicative sia nel campo medico che in quello agrario e industriale. Mario Polsinelli è stato una importante figura della genetica italiana, non solo dal punto di vista scientifico ma anche da quello organizzativo e accademico. Socio Fondatore dell’AGI, è stato consigliere e per due volte presidente. Ha fondato la Scuola di Genetica di Cortona che ormai da decenni ospita i nostri corsi di aggiornamento che sono tuttora una risorsa preziosa per i moltissimi giovani e non più giovani che ogni anno li seguono. A Cortona è stato anche tra i promotori degli incontri “Cortona Procarioti” dedicati ai giovani all’inizio della carriera, incontri che hanno rappresentato per centinaia di giovani ricercatori una palestra fondamentale per il loro sviluppo scientifico. E’ stato tra i fondatori e per due volte presidente della Società Italiana di Microbiologia Generale e Biotecnologie Microbiche (SIMGBM) che adesso costituisce una delle più importanti componenti della microbiologia italiana. Nella sua lunga carriera ha accompagnato la crescita e lo sviluppo di innumerevoli allievi che grazie al suo esempio e ai suoi insegnamenti hanno intrapreso la carriera scientifica e che adesso rappresentano la sua eredità in Italia e nel mondo. Per moltissimi dei suoi allievi e colleghi Mario è stato sempre anche un amico, allegro e disponibile, amante della buona compagnia, capace di discutere di qualsiasi argomento e che ha lasciato un bel ricordo in tutti quelli che l’hanno conosciuto anche se per breve tempo. Per noi, i suoi più stretti collaboratori, Mario è quel “capo” che è sempre in laboratorio prima di noi, segue tutte le attività e non rinuncia a sporcarsi le mani sul bancone con autoclave, piastre, terreni di coltura e beute.  Alla fine della carriera Mario ha accolto con piacere il pensionamento che gli ha finalmente consentito di dedicarsi esclusivamente al lavoro sperimentale continuando a produrre risultati e pubblicazioni ancora per diversi anni. Con la morte di Mario Polsinelli la genetica italiana ha perso un grande maestro e un grande amico.

  • Barbara Majello
    13 Novembre 2021 alle 15:10
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    Grazie per questo prezioso contributo . Conservo il suo libro….Condividerò questa bellissima testimonianza con gli studenti del Corso di laurea in Biologia .Non ci sarebbe modo migliore di descrivere la Curiosity Driven Science .

  • Carlo Bruschi
    14 Novembre 2021 alle 0:50
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    L’uomo di Via Romana

    A piedi, con ogni tempo, tutte le mattine partiva presto dalla sua casa e s’incamminava, con quella sua andatura un pò traballante data l’età non più verde, verso il suo ufficio, che era anche il suo laboratorio di microbiologia in Via Romana 19, di fianco al Museo di Storia Naturale della  Specola​ al 17​, della cui biblioteca custodiva gelosamente le chiavi. Si fermava all’edicola all’ angolo, ​dove l’edicolante lo salutava con un riverente “Buongiorno Professore!” ​​e ​comprava un quotidiano di sinistra, quasi sempre “La Repubblica”, qualche volta “Il Manifesto” ​​che, sogghignandomi compiaciuto​,​ infilava in tasca​​ ​graziandomi dell’aria indifferente che cercavo di tenere. Gli avevo infatti raccontato tempo prima che da studente dell’Università di Parma, un giorno fui inseguito da alcuni studenti raccolti in un’assemblea, perchè avevo una copia del “Il Giornale” ​​di Montanelli infilato maldestramente nella tasca della giacca senza aver avuto l’accortezza di nasconderne la testata.​ Mario ed io proseguivmo poi attraverso Porta Romana giù per Via Romana, densa di piccole botteghe odoranti di pane o mobili antichi, punteggiata da vecchi portoni umidi carreggiabili e di parecchi bar in uno dei quali, sempre il solito, qualche volta entravamo per un secondo caffè, dopo quello di Moka che avevamo preso a casa sua.

    A tanti, tra i quali me stesso, Mario Polsinelli ha dato tantissimo dal punto di vista ​​scientifico e professionale. A me in particolare ha dato una buona opportunità​​ di ritornare in Italia, dopo aver conseguito la tenure​​ all’ University of North Carolina,​​ alla quale dovetti dare le dimissioni.​​ Di questo gli sono stato per la maggior parte delle volte ​​grato, per altre meno.​​ Ma qui vorrei non ricordare Polsinelli scienziato ed accademico, poichè Duccio ne ha già parlato ed altri lo faranno ancora, ma di Mario uomo, che ho frequentato molte volte nella mia vita insieme alla sua famiglia, scoperto come tale in Via Romana a Firenze.  ​​È stato per me un discreto ma sempre presente cordone ombelicale con l’Italia, dopo che, profondamente deluso, emigrai negli USA, prima a Berkeley poi in North Carolina. Era come se, consciamente o inconsciamente, non l’ho mai capito, cercasse tuttavia di placare la mia rabbia e la mia disaffezione per un Paese che non mi aveva dato ​​opportunità di futuro dopo la laurea e che mi aveva tolto ​​il primo lavoro che avevo avuto per scaraventarmi nell’inferno del terremoto del Friuli nel 1976. Mario non ha mai cercato scuse per la frustrazione dei laureati che dovevano scappare all’estero. Capiva le responsabilità. Quando, dopo cena, se ne parlava, bofonchiava qualche maledizione contro i bischeri ​​che gestivano la ricerca in Italia ma poi la sua positività prendeva il sopravvento​​ ​​e le sue critiche alle mie lamentele si facevano piacevolmente paternalistiche. Perchè lui dava un senso di verità ed autorevolezza a quello che diceva, ne era sempre convinto, da vero Maestro, sia si trattasse di ​scienza che di politica. Mentre eravamo in​​ perfetta sintonia sulla prima, eravamo ​​molto discordi sulla seconda. Però in questo caso era un autentico democratico, nel senso più ​vero della parola. Se uscivamo di casa al mattino per andare all’Università, dove mi chiamava per fare qualche lezione, dopo aver quasi litigato sulle notizie politiche del giorno, quando si arrivava in Via Romana eravamo di nuovo amici,​​ come se l’entrata nella città del Rinascimento risvegliasse in entrambi la consapevolezza di quanta bellezza e quanta cultura avevamo ancora a disposizione in questo Paese, non ostante chi ci governava. Non dimenticherò mai queste camminate ​​su e giù per Via Romana: giù per andare a lavorare, su per tornare a casa per la minestra di farro che lui preparava per il pranzo, oppure la sera, ritornando con quel senso di appagante realizzazione per aver fatto il proprio dovere, verso un piatto di lenticchie col pollo, sempre innaffiato da un buon bicchiere di vino rosso della sua Ciociaria.

    Ecco, in mezzo ai mille ricordi che ho di questo periodo di malinconico esilio, è così che voglio ricordare Mario Polsinelli, un uomo che ha testimoniato, forse più con la semplicità del proprio esempio che con il successo professionale, ciò che di più bello c’è​​ nell’amore per il sapere scientifico e nella cultura del nostro Paese. Non, esibendosi in giro per il mondo, cosa del resto a lui ostica data la sua fobia per i voli aerei, ma camminando umilmente giorno dopo giorno avanti e indietro ​​per l’ antica Via Romana ​​di Firenze.​

  • Mario Ventura
    27 Novembre 2021 alle 11:55
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    Ricordo di Mario POLSINELLI.
    Mi ha commosso la bellissima eulogia scritta da Duccio Cavalieri, che è di Mario un allievo brillante. Anch’io conoscevo Mario da tanto tempo come con-socio AGI, ma siamo diventati amici quando ho abitato a Firenze, solo pochi anni fa, e varie volte abbiamo cenato insieme a casa sua o a casa nostra. Mario aveva nella mente e nel cuore la genetica, da quella dei microrganismi a quella umana; più che insegnarla, direi che appassionatamente la condivideva con i suoi allievi e colleghi. Credo di essere stato tra i primi a partecipare alla scuola da lui fondata Cortona: non poteva scegliere meglio. Mario sapeva che la genetica batterica era la base; ma quante volte abbiamo parlato della genetica umana, di cui preconizzava il futuro, e delle implicazioni mediche, ivi compresa la terapia genica.
    Era fin troppo facile, a cena, scherzare sul fatto che a Mario del lievito piaceva specialmente quanto questo organismo era capace di fare in connubio con l’uva; ed una sera mi disse che sapeva benissimo quanti Myr di evoluzione biologica erano trascorsi tra Saccharomyces e Homo sapiens; ma forse lui in una recente incarnazione era stato lievito. Quanto bene ha lievitato il suo mentoring e la sua passione lo sanno i suoi innumerevoli allievi e collaboratori. Per l’AGI è un vanto averlo avuto tra i suoi fondatori, e forse al suo nome si vorrà intitolare la scuola di Cortona.
    Da Lucio Luzzato

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